La ricerca illustrata in questo breve articolo rappresenta il work in progress di un’indagine promossa da un nucleo composito di soggetti fortemente co-interessati1 ad agire a supporto di un bene – la scuola – ritenuto essenziale e fondante per la comunità nel corso del drammatico momento di lockdown determinato dalla pandemia globale. È ancora caldo il ricordo della chiusura totale di tutte le attività e i servizi educativi e delle enormi difficoltà che questo settore ha dovuto affrontare per traghettare un’emergenza che ha avuto significative ripercussioni interne alle organizzazioni scolastiche, ma anche sulle famiglie e sulla vita degli studenti, oltre che sulla gestione del lavoro e della società tutta. Non si può ignorare, infatti, che questa emergenza si è venuta a innestare su un diffuso, e ampiamente documentato, ritardo dei sistemi educativi sul versante delle tecnologie e sulla loro difficoltà, a parte eccezioni virtuose, nello svolgere un ruolo di socializzazione ai nuovi ambienti tecno-sociali. Un ritardo segnato dal perdurare di problemi strutturali quali, ad esempio: il progressivo decremento di risorse assegnate al sistema educativo; la carenza di dotazioni informatiche hardware e software che affligge le scuole; i ben noti problemi di accesso alla rete collegati alla variabile territoriale; l’elevata età media di docenti e dirigenti che alimenta la fascia dei cosiddetti “immigrati digitali”; una competenza digitale mediamente poco sviluppata a livello nazionale2 ma anche nell’ambito educativo tra i docenti e dirigenti scolastici3 e che si traduce in una diffusa carenza di e-leadership, ovvero della capacità di utilizzare al meglio le tecnologie digitali all’interno di qualsiasi tipo di organizzazione e di introdurre innovazione digitale nello specifico settore in cui si opera. A tutto ciò, si aggiunge il dramma della povertà educativa4, determinata dalla inadeguata redistribuzione della ricchezza, su cui si innesta un profondo svantaggio culturale che si concretizza con larghe sacche di disuguaglianza. Quest’ultima, lungi dall’essere soltanto economica, si traduce ben presto in capitale culturale e simbolico5, segnando il destino di molti giovani.
La didattica a distanza durante l'emergenza: “voci dal campo”
Capogna S;Musella F;
2020-01-01
Abstract
La ricerca illustrata in questo breve articolo rappresenta il work in progress di un’indagine promossa da un nucleo composito di soggetti fortemente co-interessati1 ad agire a supporto di un bene – la scuola – ritenuto essenziale e fondante per la comunità nel corso del drammatico momento di lockdown determinato dalla pandemia globale. È ancora caldo il ricordo della chiusura totale di tutte le attività e i servizi educativi e delle enormi difficoltà che questo settore ha dovuto affrontare per traghettare un’emergenza che ha avuto significative ripercussioni interne alle organizzazioni scolastiche, ma anche sulle famiglie e sulla vita degli studenti, oltre che sulla gestione del lavoro e della società tutta. Non si può ignorare, infatti, che questa emergenza si è venuta a innestare su un diffuso, e ampiamente documentato, ritardo dei sistemi educativi sul versante delle tecnologie e sulla loro difficoltà, a parte eccezioni virtuose, nello svolgere un ruolo di socializzazione ai nuovi ambienti tecno-sociali. Un ritardo segnato dal perdurare di problemi strutturali quali, ad esempio: il progressivo decremento di risorse assegnate al sistema educativo; la carenza di dotazioni informatiche hardware e software che affligge le scuole; i ben noti problemi di accesso alla rete collegati alla variabile territoriale; l’elevata età media di docenti e dirigenti che alimenta la fascia dei cosiddetti “immigrati digitali”; una competenza digitale mediamente poco sviluppata a livello nazionale2 ma anche nell’ambito educativo tra i docenti e dirigenti scolastici3 e che si traduce in una diffusa carenza di e-leadership, ovvero della capacità di utilizzare al meglio le tecnologie digitali all’interno di qualsiasi tipo di organizzazione e di introdurre innovazione digitale nello specifico settore in cui si opera. A tutto ciò, si aggiunge il dramma della povertà educativa4, determinata dalla inadeguata redistribuzione della ricchezza, su cui si innesta un profondo svantaggio culturale che si concretizza con larghe sacche di disuguaglianza. Quest’ultima, lungi dall’essere soltanto economica, si traduce ben presto in capitale culturale e simbolico5, segnando il destino di molti giovani.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.