In a 2019 decision, the Joined Chambers of the Supreme Court ruled that, in “building actions” governed by Articles 1490 and 1492 of the Civ-il Code, it is up to the buyer to prove the existence of the reported defects and not to the seller to demonstrate having delivered a good that is free from them. In such actions, in fact, the delivery of a defective good does not constitute in breach of an obligation of the seller, therefore the burden of proof requires a different discipline than the one governing the obliga-tory relationships, according to which when the creditor complains about the non-fulfillment, it is up to the debtor to demonstrate to have acted cor-rectly. However, the fact that the burden of proof is on the buyer does not seem to find its rationale in the peculiar nature of the “warranty for de-fects”, since this is not extraneous to the area of contractual responsibility; but, above all, because also in the actions consequent to the lack of con-formity, aimed at asserting non-fulfillment, the burden of proof is, as a general rule, on the buyer. In fact, denouncing the presence of a defect, in “building actions”, the buyer complains of an antinomy between what was promised and what he received; and it is simply for this reason that he is obliged to demonstrate (the positive fact) that the thing delivered to him presents different characteristics compared to those expected. Moreover, it often happens that what is under discussion it is not the defect itself but its antecedence to the contract between the buyer and the seller: this antecedence is not presumed by the Civil Code - differently from art. 132 of the Consumers Code - therefore, it cannot be held that the burden of proving that, at the time of the contract, the goods were in-tact is shifted to the seller. The interpreter, however, is bound to consider how the lawmaker has envisioned the discipline of “building actions” con-cerning a defect of which it must be possible to demonstrate the anteriori-ty to the sale, with the consequence that the delivery of the good, the dis-covery of the defect and its report, according to the relative temporal mo-dalities, can act as sources of presumption, which allow deducing the pre-existence to the sale of the complained and proved defect: it will be up to the judge to make this assessment according to art. 2729 of the Civil Code.

Le Sezioni Unite della Suprema Corte hanno stabilito nel 2019 che, nelle azioni edilizie regolate agli artt. 1490 e 1492 c.c., spetta al compratore provare l’esistenza dei vizi denunciati e non già al venditore dimostrare di avere consegnato una cosa da essi immune. Non costituendo la consegna di una cosa viziata inadempimento rispetto a un’obbligazione del venditore, infatti, in tali azioni l’onere della prova reclamerebbe una disciplina diversa rispetto a quella che governa i rapporti obbligatori, secondo cui dinanzi al creditore che lamenti l’altrui inadempimento spetta al debitore dimostrare di avere agito correttamente. La circostanza che l’onere probatorio grava sul compratore, tuttavia, non sembra trovare ragione nella peculiare natura della garanzia per i vizi, giacché questa si mostra tutt’altro che estranea all’area della generale responsabilità contrattuale; ma, anche e soprattutto, perché pure nelle azioni conseguenti al difetto di conformità, dirette a fare valere un inadempimento, l’onere grava, per regola generale, sul compratore. In realtà, denunciando la presenza di un vizio, nelle azioni edilizie il compratore lamenta un’antinomia tra dato e dovuto; ed è semplicemente per tale ragione che egli è tenuto a dimostrare (il fatto positivo) che la cosa consegnatagli presenta caratteristiche diverse rispetto a quelle attese. Accade sovente, peraltro, che sia in discussione anziché il vizio la sua anteriorità rispetto al contratto, che la disciplina sulla vendita prevista dal codice civile – a differenza dell’art. 132 cod. cons. – non presume; dunque non può reputarsi spostata sul venditore l’incombenza di dimostrare che, al momento della pattuizione, il bene fosse integro. L’interprete, però, è tenuto a considerare come il legislatore abbia costruito la disciplina delle azioni edilizie in relazione a un vizio, del quale deve potersi dimostrare l’anteriorità alla vendita: con la conseguenza che la consegna del bene, la scoperta del vizio e la sua denuncia, secondo le relative modalità temporali, possono atteggiarsi a fonti di presunzione, che consentono di desumere la preesistenza alla vendita del vizio lamentato e provato: spetterà al giudice compiere tale valutazione ai sensi dell’art. 2729 cod. civ.

GARANZIA PER VIZI DELLA COSA VENDUTA: ONERE PROBATORIO E DIRITTO A UN RIMEDIO EFFETTIVO

Proto M
2021-01-01

Abstract

In a 2019 decision, the Joined Chambers of the Supreme Court ruled that, in “building actions” governed by Articles 1490 and 1492 of the Civ-il Code, it is up to the buyer to prove the existence of the reported defects and not to the seller to demonstrate having delivered a good that is free from them. In such actions, in fact, the delivery of a defective good does not constitute in breach of an obligation of the seller, therefore the burden of proof requires a different discipline than the one governing the obliga-tory relationships, according to which when the creditor complains about the non-fulfillment, it is up to the debtor to demonstrate to have acted cor-rectly. However, the fact that the burden of proof is on the buyer does not seem to find its rationale in the peculiar nature of the “warranty for de-fects”, since this is not extraneous to the area of contractual responsibility; but, above all, because also in the actions consequent to the lack of con-formity, aimed at asserting non-fulfillment, the burden of proof is, as a general rule, on the buyer. In fact, denouncing the presence of a defect, in “building actions”, the buyer complains of an antinomy between what was promised and what he received; and it is simply for this reason that he is obliged to demonstrate (the positive fact) that the thing delivered to him presents different characteristics compared to those expected. Moreover, it often happens that what is under discussion it is not the defect itself but its antecedence to the contract between the buyer and the seller: this antecedence is not presumed by the Civil Code - differently from art. 132 of the Consumers Code - therefore, it cannot be held that the burden of proving that, at the time of the contract, the goods were in-tact is shifted to the seller. The interpreter, however, is bound to consider how the lawmaker has envisioned the discipline of “building actions” con-cerning a defect of which it must be possible to demonstrate the anteriori-ty to the sale, with the consequence that the delivery of the good, the dis-covery of the defect and its report, according to the relative temporal mo-dalities, can act as sources of presumption, which allow deducing the pre-existence to the sale of the complained and proved defect: it will be up to the judge to make this assessment according to art. 2729 of the Civil Code.
2021
Le Sezioni Unite della Suprema Corte hanno stabilito nel 2019 che, nelle azioni edilizie regolate agli artt. 1490 e 1492 c.c., spetta al compratore provare l’esistenza dei vizi denunciati e non già al venditore dimostrare di avere consegnato una cosa da essi immune. Non costituendo la consegna di una cosa viziata inadempimento rispetto a un’obbligazione del venditore, infatti, in tali azioni l’onere della prova reclamerebbe una disciplina diversa rispetto a quella che governa i rapporti obbligatori, secondo cui dinanzi al creditore che lamenti l’altrui inadempimento spetta al debitore dimostrare di avere agito correttamente. La circostanza che l’onere probatorio grava sul compratore, tuttavia, non sembra trovare ragione nella peculiare natura della garanzia per i vizi, giacché questa si mostra tutt’altro che estranea all’area della generale responsabilità contrattuale; ma, anche e soprattutto, perché pure nelle azioni conseguenti al difetto di conformità, dirette a fare valere un inadempimento, l’onere grava, per regola generale, sul compratore. In realtà, denunciando la presenza di un vizio, nelle azioni edilizie il compratore lamenta un’antinomia tra dato e dovuto; ed è semplicemente per tale ragione che egli è tenuto a dimostrare (il fatto positivo) che la cosa consegnatagli presenta caratteristiche diverse rispetto a quelle attese. Accade sovente, peraltro, che sia in discussione anziché il vizio la sua anteriorità rispetto al contratto, che la disciplina sulla vendita prevista dal codice civile – a differenza dell’art. 132 cod. cons. – non presume; dunque non può reputarsi spostata sul venditore l’incombenza di dimostrare che, al momento della pattuizione, il bene fosse integro. L’interprete, però, è tenuto a considerare come il legislatore abbia costruito la disciplina delle azioni edilizie in relazione a un vizio, del quale deve potersi dimostrare l’anteriorità alla vendita: con la conseguenza che la consegna del bene, la scoperta del vizio e la sua denuncia, secondo le relative modalità temporali, possono atteggiarsi a fonti di presunzione, che consentono di desumere la preesistenza alla vendita del vizio lamentato e provato: spetterà al giudice compiere tale valutazione ai sensi dell’art. 2729 cod. civ.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14085/696
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