La genesi della geopolitica italiana è riconducibile alla figura di Ernesto Massi che, dagli anni Trenta del Novecento e nel quadro delle iniziative avviate con Giorgio Roletto all’Ateneo triestino, rispose – in una prospettiva di ampio respiro – alle istanze culturali e scientifiche della geografia italiana, per sviluppare una coscienza geografica di matrice autoctona. Al centro delle speculazioni di Massi e della scuola italiana si collocano il Mediterraneo e l’Europa, con un approccio nei confronti del potere e del regime fascista assimilabile alla figura dell’intellettuale organico, ossia di collaborazione critica. Alla base della scuola di geopolitica italiana vi era la scommessa di Roletto e Massi di ripensare il rapporto tra cultura e politica, ovvero di rompere gli schemi consueti e avviare una seria riflessione a riguardo, per fondare un nuovo modello di «scienza» in grado di tracciare nuovi percorsi e rappresentare innovativi modelli. Il paradigma geopolitico italiano affonda tuttavia le sue radici nel metodo di indagine geografica formulato da Giuseppe Dalla Vedova alla fine dell’Ottocento, partecipando al dibattito europeo sullo statuto scientifico della geografia. Dalla prolusione del 1880 all’Università di Roma, passando per il III Congresso Geografi co Internazionale di Venezia (1881) e il I Congresso della Società Italiana per il Progresso delle Scienze di Parma (1907), per concludersi con l’articolo sulla «geografi a utilitaria» (o «applicata») del 1918, Dalla Vedova configura la geografia come scienza di sintesi unitaria, che integra simbioticamente la «geografi a pura» (geografi a fi sica) e la «geografi a applicata» (geografi a umana). Una scienza di sintesi che si propone di rispondere all’urgenza di potenziare la diffusione della geografia nelle scuole e nella società, approfondire la conoscenza della Penisola e risolverne i problemi territoriali, promuovendo il benessere della comunità nazionale attraverso un’azione diretta a favorirne l’elevazione sociale, economica e politica. Tale approccio teorico-metodologico costituisce l’elemento fondante del paradigma italiano, che Massi riprende insieme alla storia come scienza di Giambattista Vico – improntata al volontarismo – e alla sua rielaborazione risorgimentale di matrice democratico-umanitaria. Il paradigma italiano assorbe inoltre taluni elementi del pensiero geopolitico di Karl Haushofer, come il dinamismo della nuova disciplina rispetto alla geografia politica e la capacità di compiere analisi predittive. Respinge però il determinismo della scuola tedesca, fondato sulle leggi naturali, per sostenere il volontarismo che promana dall’alveo filosofi co-culturale italiano e consente di superare il mero dettato ambientale. La nuova disciplina italiana si sostanzia di una combinazione di elementi diversi, frutto dell’evoluzione teorico-epistemica e metodologica della geografia e della geopolitica tedesca e francese, rielaborati e integrati nella cultura geografica italiana, in linea con un approccio storico-geografico che assegna alla volontà umana un ruolo centrale. È una disciplina dotata di statuto scientifico – fondato su un positivismo edulcorato – che dona alla scienza un ruolo direttivo rispetto all’idea di nazione.
Dalla geografia alla geopolitica. Le radici evolutive del paradigma italiano
Andrea Perrone
2025-01-01
Abstract
La genesi della geopolitica italiana è riconducibile alla figura di Ernesto Massi che, dagli anni Trenta del Novecento e nel quadro delle iniziative avviate con Giorgio Roletto all’Ateneo triestino, rispose – in una prospettiva di ampio respiro – alle istanze culturali e scientifiche della geografia italiana, per sviluppare una coscienza geografica di matrice autoctona. Al centro delle speculazioni di Massi e della scuola italiana si collocano il Mediterraneo e l’Europa, con un approccio nei confronti del potere e del regime fascista assimilabile alla figura dell’intellettuale organico, ossia di collaborazione critica. Alla base della scuola di geopolitica italiana vi era la scommessa di Roletto e Massi di ripensare il rapporto tra cultura e politica, ovvero di rompere gli schemi consueti e avviare una seria riflessione a riguardo, per fondare un nuovo modello di «scienza» in grado di tracciare nuovi percorsi e rappresentare innovativi modelli. Il paradigma geopolitico italiano affonda tuttavia le sue radici nel metodo di indagine geografica formulato da Giuseppe Dalla Vedova alla fine dell’Ottocento, partecipando al dibattito europeo sullo statuto scientifico della geografia. Dalla prolusione del 1880 all’Università di Roma, passando per il III Congresso Geografi co Internazionale di Venezia (1881) e il I Congresso della Società Italiana per il Progresso delle Scienze di Parma (1907), per concludersi con l’articolo sulla «geografi a utilitaria» (o «applicata») del 1918, Dalla Vedova configura la geografia come scienza di sintesi unitaria, che integra simbioticamente la «geografi a pura» (geografi a fi sica) e la «geografi a applicata» (geografi a umana). Una scienza di sintesi che si propone di rispondere all’urgenza di potenziare la diffusione della geografia nelle scuole e nella società, approfondire la conoscenza della Penisola e risolverne i problemi territoriali, promuovendo il benessere della comunità nazionale attraverso un’azione diretta a favorirne l’elevazione sociale, economica e politica. Tale approccio teorico-metodologico costituisce l’elemento fondante del paradigma italiano, che Massi riprende insieme alla storia come scienza di Giambattista Vico – improntata al volontarismo – e alla sua rielaborazione risorgimentale di matrice democratico-umanitaria. Il paradigma italiano assorbe inoltre taluni elementi del pensiero geopolitico di Karl Haushofer, come il dinamismo della nuova disciplina rispetto alla geografia politica e la capacità di compiere analisi predittive. Respinge però il determinismo della scuola tedesca, fondato sulle leggi naturali, per sostenere il volontarismo che promana dall’alveo filosofi co-culturale italiano e consente di superare il mero dettato ambientale. La nuova disciplina italiana si sostanzia di una combinazione di elementi diversi, frutto dell’evoluzione teorico-epistemica e metodologica della geografia e della geopolitica tedesca e francese, rielaborati e integrati nella cultura geografica italiana, in linea con un approccio storico-geografico che assegna alla volontà umana un ruolo centrale. È una disciplina dotata di statuto scientifico – fondato su un positivismo edulcorato – che dona alla scienza un ruolo direttivo rispetto all’idea di nazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


