Parlare di scuola inclusiva, nell’era post-digitale, non può ridursi a slogan o lessici rassicuranti. Inclusione significa responsabilità pubblica e politica: criteri espliciti, decisioni tracciabili, ambienti in cui ciascuno partecipi, conti, sia valutato con procedure giuste e difendibili. Questo volume mostra come tradurre tali principi in pratica ordinaria, evitando accomodamenti tardivi. L’Universal Design for Learning è assunto come quadro pedagogico-progettuale che sposta il baricentro dalla riparazione “a valle” alla progettazione “a monte”: obiettivi dichiarati; materiali cognitivamente accessibili; modalità equivalenti per dimostrare la padronanza senza abbassare gli standard; rubriche e feedback che rendono il giudizio visibile, motivato e rivedibile. L’inclusione non è una gentile concessione ma un diritto esigibile che tiene insieme equità e rigore. Il libro oltrepassa la micro-didattica e guarda alla scuola come istituzione che governa tempi, spazi e valutazione. Mostra come la pressione di metriche e automatismi restringe il curricolo a ciò che è facile misurare. Da qui un modello di accountability formativa: decisioni documentabili, moderazione dei giudizi, gestione trasparente dei casi complessi, tutela della partecipazione di tutti. L’originalità sta nell’intrecciare UDL, capability approach e prospettiva ecologico-sistemica in un impianto che dialoga con le politiche educative e si traduce in strumenti concreti. Destinato a docenti curricolari e di sostegno, dirigenti, formatori e studenti, il volume offre un lessico operativo e una grammatica di lavoro per progettare ambienti in cui si include senza semplificare, si valuta senza normalizzare e si rende conto senza burocrazia. Un riferimento per trasformare l’inclusione da dichiarazione di principio a pratica quotidiana, documentabile e pubblicamente difendibile.
Universal Design for Learning, Tecnologie educative e Inclusione. Le sfide dell'educazione post digitale
Antonio Balestra
2025-01-01
Abstract
Parlare di scuola inclusiva, nell’era post-digitale, non può ridursi a slogan o lessici rassicuranti. Inclusione significa responsabilità pubblica e politica: criteri espliciti, decisioni tracciabili, ambienti in cui ciascuno partecipi, conti, sia valutato con procedure giuste e difendibili. Questo volume mostra come tradurre tali principi in pratica ordinaria, evitando accomodamenti tardivi. L’Universal Design for Learning è assunto come quadro pedagogico-progettuale che sposta il baricentro dalla riparazione “a valle” alla progettazione “a monte”: obiettivi dichiarati; materiali cognitivamente accessibili; modalità equivalenti per dimostrare la padronanza senza abbassare gli standard; rubriche e feedback che rendono il giudizio visibile, motivato e rivedibile. L’inclusione non è una gentile concessione ma un diritto esigibile che tiene insieme equità e rigore. Il libro oltrepassa la micro-didattica e guarda alla scuola come istituzione che governa tempi, spazi e valutazione. Mostra come la pressione di metriche e automatismi restringe il curricolo a ciò che è facile misurare. Da qui un modello di accountability formativa: decisioni documentabili, moderazione dei giudizi, gestione trasparente dei casi complessi, tutela della partecipazione di tutti. L’originalità sta nell’intrecciare UDL, capability approach e prospettiva ecologico-sistemica in un impianto che dialoga con le politiche educative e si traduce in strumenti concreti. Destinato a docenti curricolari e di sostegno, dirigenti, formatori e studenti, il volume offre un lessico operativo e una grammatica di lavoro per progettare ambienti in cui si include senza semplificare, si valuta senza normalizzare e si rende conto senza burocrazia. Un riferimento per trasformare l’inclusione da dichiarazione di principio a pratica quotidiana, documentabile e pubblicamente difendibile.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


