Il Green New Deal, o European Green Deal, rappresenta la risposta europea alla crisi ambientale e climatica del pianeta, nonché il tentativo di favorire la crescita economica e occupazionale dell’Ue, in linea con una prospettiva di sviluppo ecosostenibile dalle valenze fortemente geopolitiche. A pesare sul futuro energetico europeo è stata in primis la pandemia da Covid-19 e successivamente l’invasione militare della Russia ai danni dell’Ucraina, che ha peggiorato le relazioni della Federazione con l’Unione europea, provocando l’embargo sul carbone e sul petrolio, ma non sul gas naturale. Prima dell’invasione dell’Ucraina, la Commissione europea aveva deciso di mettere in conto l’utilizzo del gas naturale e del nucleare per affrontare nel breve-medio termine il passaggio progressivo dalle fonti fossili alle rinnovabili (Fantacone e Floros, 2022, p. 141). Tuttavia, potrebbero aumentare i rischi di una maggiore dipendenza dell’Ue sul piano delle risorse minerarie non energetiche (litio, cobalto, terre rare) con la Cina, nonché della componentistica per i prodotti ecosostenibili e hi-tech, proprio con il mondo asiatico. L’Ue ha sviluppato una strategia contenuta nello “European Chips Act”, o “Chips Act”, che prevede una maggiore attenzione allo sviluppo tecnologico continentale per evitare un’eccessiva dipendenza dalla produzione straniera, ma la strada da percorrere è ancora molto lunga, poiché è necessario garantire il riciclo di materiali utilizzati nel campo della tecnologica avanzata e, al contempo, un impegno più deciso nei confronti dell’industria europea.
Green New Deal: geografia dell’innovazione tecnologica ecosostenibile e della transizione energetica con ripercussioni multiscalari di impatto sul territorio
PERRONE A
2023-01-01
Abstract
Il Green New Deal, o European Green Deal, rappresenta la risposta europea alla crisi ambientale e climatica del pianeta, nonché il tentativo di favorire la crescita economica e occupazionale dell’Ue, in linea con una prospettiva di sviluppo ecosostenibile dalle valenze fortemente geopolitiche. A pesare sul futuro energetico europeo è stata in primis la pandemia da Covid-19 e successivamente l’invasione militare della Russia ai danni dell’Ucraina, che ha peggiorato le relazioni della Federazione con l’Unione europea, provocando l’embargo sul carbone e sul petrolio, ma non sul gas naturale. Prima dell’invasione dell’Ucraina, la Commissione europea aveva deciso di mettere in conto l’utilizzo del gas naturale e del nucleare per affrontare nel breve-medio termine il passaggio progressivo dalle fonti fossili alle rinnovabili (Fantacone e Floros, 2022, p. 141). Tuttavia, potrebbero aumentare i rischi di una maggiore dipendenza dell’Ue sul piano delle risorse minerarie non energetiche (litio, cobalto, terre rare) con la Cina, nonché della componentistica per i prodotti ecosostenibili e hi-tech, proprio con il mondo asiatico. L’Ue ha sviluppato una strategia contenuta nello “European Chips Act”, o “Chips Act”, che prevede una maggiore attenzione allo sviluppo tecnologico continentale per evitare un’eccessiva dipendenza dalla produzione straniera, ma la strada da percorrere è ancora molto lunga, poiché è necessario garantire il riciclo di materiali utilizzati nel campo della tecnologica avanzata e, al contempo, un impegno più deciso nei confronti dell’industria europea.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


