I presupposti del lavoro di indagine sullo spopolamento delle aree montane italiane risalivano al primo dopoguerra quando, con la nascita del Comitato nazionale geografico (1922), il fenomeno destò l’interesse dei geografi italiani che si occuparono del problema per delinearne alcune possibili soluzioni. Le cause erano riconducibili alla presenza nel recente passato di eserciti stranieri e non, in alcune aree di confine, unite a difficoltà di natura socioeconomica. Il proget to per la realizzazione di uno studio sistematico venne fissato tra il 1928 e il 1929, ma il lavoro dei geografi iniziò nel 1930 e proseguì fino al 1938, garantendo la realizzazione di un’ampia mappatura dei problemi che affliggevano le Alpi e gli Appen nini. Nel 1946, tirando le somme del lavoro compiuto in seno al CNR, Roberto Almagià sottolineò che era stata realizzata una vasta indagine sullo spopolamento montano, evidenzian do la necessità di proseguire lungo il sentiero tracciato. A far corso dal 1946 e negli anni successivi tirando le somme del lavoro compiuto dal Comitato nazionale per la geografia, in seno al Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), Roberto Almagià sottolineò che era stata realizzata una vasta indagine sullo spopolamento montano in Italia, del tutto compiuta per l’intera area alpina (sette volumi con 43 monografie di autori diversi, più un volume di relazione generale), ben avviata per l’Appennino (due volumi con 10 monografie) (Almagià, 1946; Almagià, 1949; Almagià, 1952; Almagià, 1955). In linea con quanto realizzato fino a quel momento, Almagià evidenziò la necessità di proseguire lungo il percorso tracciato sino ad allo ra per completare il lavoro del Comitato geografico e dei vari Istituti geografici preposti (Almagià, 1946; Almagià, 1949).
Lo spopolamento montano negli studi dei geografi italiani dal primo dopoguerra agli anni Sessanta del XX secolo: analisi e soluzioni prospettate dal Comitato Nazionale per la Geografia
PERRONE A
2019-01-01
Abstract
I presupposti del lavoro di indagine sullo spopolamento delle aree montane italiane risalivano al primo dopoguerra quando, con la nascita del Comitato nazionale geografico (1922), il fenomeno destò l’interesse dei geografi italiani che si occuparono del problema per delinearne alcune possibili soluzioni. Le cause erano riconducibili alla presenza nel recente passato di eserciti stranieri e non, in alcune aree di confine, unite a difficoltà di natura socioeconomica. Il proget to per la realizzazione di uno studio sistematico venne fissato tra il 1928 e il 1929, ma il lavoro dei geografi iniziò nel 1930 e proseguì fino al 1938, garantendo la realizzazione di un’ampia mappatura dei problemi che affliggevano le Alpi e gli Appen nini. Nel 1946, tirando le somme del lavoro compiuto in seno al CNR, Roberto Almagià sottolineò che era stata realizzata una vasta indagine sullo spopolamento montano, evidenzian do la necessità di proseguire lungo il sentiero tracciato. A far corso dal 1946 e negli anni successivi tirando le somme del lavoro compiuto dal Comitato nazionale per la geografia, in seno al Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), Roberto Almagià sottolineò che era stata realizzata una vasta indagine sullo spopolamento montano in Italia, del tutto compiuta per l’intera area alpina (sette volumi con 43 monografie di autori diversi, più un volume di relazione generale), ben avviata per l’Appennino (due volumi con 10 monografie) (Almagià, 1946; Almagià, 1949; Almagià, 1952; Almagià, 1955). In linea con quanto realizzato fino a quel momento, Almagià evidenziò la necessità di proseguire lungo il percorso tracciato sino ad allo ra per completare il lavoro del Comitato geografico e dei vari Istituti geografici preposti (Almagià, 1946; Almagià, 1949).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


