With a growing number of accesses, the fixation and the usage ofcommunication paradigms of the web 2.0 and the applications for mobiledevices is questioning the concept of mimesis in virtual (and actual) communities.This article proposes some initial considerations on how “mediamorphosis”(Fidler: 1990) as a cultural phenomenon can influence creative processesand spectating in contemporary performing arts. Taking as an example DariaDeflorian and Antonio Tagliarini’s play Il cielo non è un fondale (2017), abackground in media studies, Internet studies, sociology of communicationand digital philosophy is here adopted to analyse the modes of agency of thespectator towards narrative and dramaturgical elements. Looking through theglass of concepts such as “immediacy” and “hypermediacy” (Bolter, Grusin:2000); “space of flows” and “timeless time” (Castells: 1996) and “hiperreality”(Baudrillard: 1994), one can perhaps understand how the act of spectating andthe act of inhabiting the digital environment are deeply intertwined.

Con un numero crescente di accessi, la fissazione e l’utilizzo dei paradigmi di comunicazione del web 2.0 e le applicazioni per dispositivi mobili stanno mettendo in discussione il concetto di mimesis nelle comunità virtuali (e reali). Questo articolo propone alcune considerazioni iniziali su come la “mediamorfosi” (Fidler: 1990), in quanto fenomeno culturale, può influenzare i processi di creazione e di visione nelle arti performative contemporanee. Prendendo come esempio uno spettacolo di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini Il cielo non è un fondale (2017), sono utilizzati concetti tratti da scienze della comunicazione, studi Internet, sociologia della comunicazione e filosofia digitale per analizzare le modalità di azione dello spettatore in relazione ai meccanismi narrativi e drammaturgici. Guardando attraverso il filtro di concetti come “immediatezza” e “ipermediatezza” (Bolter, Grusin: 2000); “spazio dei flussi” e “tempo senza tempo” (Castells: 1996) e “iperrealtà” (Baudrillard: 1994), si può forse capire come l’atto del guardare teatro e quello di abitare l’ambiente digitale siano profondamente intrecciati.

"Come se voi ci foste". Sulla morfologia digitale della spettatorialità

LO GATTO, SERGIO
2017-01-01

Abstract

With a growing number of accesses, the fixation and the usage ofcommunication paradigms of the web 2.0 and the applications for mobiledevices is questioning the concept of mimesis in virtual (and actual) communities.This article proposes some initial considerations on how “mediamorphosis”(Fidler: 1990) as a cultural phenomenon can influence creative processesand spectating in contemporary performing arts. Taking as an example DariaDeflorian and Antonio Tagliarini’s play Il cielo non è un fondale (2017), abackground in media studies, Internet studies, sociology of communicationand digital philosophy is here adopted to analyse the modes of agency of thespectator towards narrative and dramaturgical elements. Looking through theglass of concepts such as “immediacy” and “hypermediacy” (Bolter, Grusin:2000); “space of flows” and “timeless time” (Castells: 1996) and “hiperreality”(Baudrillard: 1994), one can perhaps understand how the act of spectating andthe act of inhabiting the digital environment are deeply intertwined.
2017
Con un numero crescente di accessi, la fissazione e l’utilizzo dei paradigmi di comunicazione del web 2.0 e le applicazioni per dispositivi mobili stanno mettendo in discussione il concetto di mimesis nelle comunità virtuali (e reali). Questo articolo propone alcune considerazioni iniziali su come la “mediamorfosi” (Fidler: 1990), in quanto fenomeno culturale, può influenzare i processi di creazione e di visione nelle arti performative contemporanee. Prendendo come esempio uno spettacolo di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini Il cielo non è un fondale (2017), sono utilizzati concetti tratti da scienze della comunicazione, studi Internet, sociologia della comunicazione e filosofia digitale per analizzare le modalità di azione dello spettatore in relazione ai meccanismi narrativi e drammaturgici. Guardando attraverso il filtro di concetti come “immediatezza” e “ipermediatezza” (Bolter, Grusin: 2000); “spazio dei flussi” e “tempo senza tempo” (Castells: 1996) e “iperrealtà” (Baudrillard: 1994), si può forse capire come l’atto del guardare teatro e quello di abitare l’ambiente digitale siano profondamente intrecciati.
teatro
media studies
digital philosophy
spectatorship
spettatorialità
studi teatrali
performance studies
digital materialism
drammaturgia
daria deflorian
antonio tagliarini
drammaturgia italiana
drammaturgia contemporanea
critica teatrale
theatre criticism
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14085/4690
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