Nato all’interno del progetto di ricerca PRIN 2015 “Comizi d’amore. Il cinema e la questione sessuale in Italia (1948-1978)”, il volume si posiziona all’intersezione tra men’s studies e women’s studies e valorizza la complementarietà dei due approcci nello studio del ruolo svolto dal cinema e dai discorsi critici nei più ampi processi di negoziazione culturale delle questioni sessuali, delle identità di genere e delle identità politiche nell’Italia del dopoguerra, con particolare attenzione alla decostruzione dell’apparente “neutralità” e alla ricostruzione della dimensione gendered del discorso critico e specialistico sul cinema. Il libro si concentra sulle annate quindicinali di “Cinema nuovo” (1952-1958), caratterizzate da una veste editoriale di tipo rotocalchistico che determina in modo peculiare l’articolazione interna dei contenuti, in cui l’apparato iconografico conquista una posizione di tutto rilievo. La ricerca si è posta dunque l’obiettivo di analizzare il rapporto che il “discorso delle immagini” intrattiene con il discorso critico, o, in altri termini, il rapporto che intercorre tra progetto editoriale e progetto culturale della rivista, soprattutto quando i temi in gioco sono, implicitamente o esplicitamente, le modalità di rappresentazione del corpo femminile e lo statuto delle attrici dell’epoca. Attraverso la scelta delle immagini, “Cinema nuovo” utilizza infatti varie strategie di “erotizzazione” e “sessualizzazione” del corpo femminile ampiamente diffuse nella cultura rotocalchistica dell’epoca, articolando un discorso che è apparso come autonomo (se non in contrasto) rispetto alle analisi dettagliate dei film e ai densi articoli sul neorealismo, sulla legislazione e sulla censura cinematografiche. All’interno di questo quadro interpretativo consolidato, il contributo originale offerto dal volume sta nell’argomentazione di come, al di là di questa apparente contraddizione tra “alto” e “basso”, a emergere sia piuttosto una coerenza di fondo determinata da un modello egemonico di mascolinità e un quadro morale strettamente intrecciati con la cultura comunista italiana dell’epoca: una coerenza che tuttavia non si risolve in un discorso monolitico e a senso unico, ma anzi della cultura marxista dell’epoca esprime e al contempo alimenta tutte le tensioni e le ambivalenze.
Le belle donne ci piacciono. E come! «Cinema nuovo», cultura comunista e modelli di mascolinità (1952-1958)
RE V.
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2021-01-01
Abstract
Nato all’interno del progetto di ricerca PRIN 2015 “Comizi d’amore. Il cinema e la questione sessuale in Italia (1948-1978)”, il volume si posiziona all’intersezione tra men’s studies e women’s studies e valorizza la complementarietà dei due approcci nello studio del ruolo svolto dal cinema e dai discorsi critici nei più ampi processi di negoziazione culturale delle questioni sessuali, delle identità di genere e delle identità politiche nell’Italia del dopoguerra, con particolare attenzione alla decostruzione dell’apparente “neutralità” e alla ricostruzione della dimensione gendered del discorso critico e specialistico sul cinema. Il libro si concentra sulle annate quindicinali di “Cinema nuovo” (1952-1958), caratterizzate da una veste editoriale di tipo rotocalchistico che determina in modo peculiare l’articolazione interna dei contenuti, in cui l’apparato iconografico conquista una posizione di tutto rilievo. La ricerca si è posta dunque l’obiettivo di analizzare il rapporto che il “discorso delle immagini” intrattiene con il discorso critico, o, in altri termini, il rapporto che intercorre tra progetto editoriale e progetto culturale della rivista, soprattutto quando i temi in gioco sono, implicitamente o esplicitamente, le modalità di rappresentazione del corpo femminile e lo statuto delle attrici dell’epoca. Attraverso la scelta delle immagini, “Cinema nuovo” utilizza infatti varie strategie di “erotizzazione” e “sessualizzazione” del corpo femminile ampiamente diffuse nella cultura rotocalchistica dell’epoca, articolando un discorso che è apparso come autonomo (se non in contrasto) rispetto alle analisi dettagliate dei film e ai densi articoli sul neorealismo, sulla legislazione e sulla censura cinematografiche. All’interno di questo quadro interpretativo consolidato, il contributo originale offerto dal volume sta nell’argomentazione di come, al di là di questa apparente contraddizione tra “alto” e “basso”, a emergere sia piuttosto una coerenza di fondo determinata da un modello egemonico di mascolinità e un quadro morale strettamente intrecciati con la cultura comunista italiana dell’epoca: una coerenza che tuttavia non si risolve in un discorso monolitico e a senso unico, ma anzi della cultura marxista dell’epoca esprime e al contempo alimenta tutte le tensioni e le ambivalenze.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.