In The TV Crime Drama (2014), Sue Turnbull’s investigation on the presence of women in crime television series virtuously combines the two perspectives of “behind the camera” and “on-screen” and analyzes in detail the presence of women in productive and creative roles. However, this analysis remains limited to the English-speaking area (in particular the US and the UK) with a brief foray into Nordic territory, to examine the very famous roles of Sara Lund and Saga Norén. However, a similar survey for the Italian context is not yet available. The aim of our article is to offer a contribution in this direction, by analyzing three television series with female protagonists that can be traced back to three different players in the national context: Bella da morire (2020), co-produced by Rai Fiction, Petra (2020-), co-produced by Sky, and Il processo (2019), co-produced by Mediaset. The analysis is set within the framework of feminist cultural critique of the crime genre in popular culture, while interviews with the creative and managerial figures involved in the making of the chosen case studies are added to reflect on the relationships between female characters in detection roles and female audiovisual professionals, in order to discuss the broader renegotiation of both gender norms and gender identities within the social context (Hoffman 2016).

“Nonostante la percezione diffusa che il crime drama sia un genere intrinsecamente ‘maschile’, le donne vi hanno giocato un ruolo fondamentale fin dall’inizio, non soltanto nella veste di vittime indifese o femme fatale doppiogiochiste, ma anche in qualità di personaggi sempre più risolutivi nell’ambito delle indagini, nonché come percentuale del pubblico televisivo in costante aumento dagli anni Cinquanta a oggi”. Inoltre, “la rappresentazione della donna nel crime drama ne [ha] testimoniato il mutamento del ruolo sociale nel corso degli anni, alimentando il dibattito sia sulla stampa di massa che nel campo dei feminist media studies” (Turnbull 2014, 247; Klein 1995; Dresner 2007; Gates 2011; Buonanno 2012). Per quanto l’indagine di Turnbull sulla presenza della donna nella serialità televisiva di genere crime coniughi virtuosamente le due prospettive “behind the camera” e “on-screen”, e analizzi nel dettaglio la presenza femminile in ruoli produttivi e creativi, tale analisi resta circoscritta all’area anglofona (in particolare US e UK) con una breve incursione in territoio nordico, per esaminare i celeberrimi ruoli di Sara Lund e Saga Norén. Per l’Italia, anche nelle sue relazioni con altre esperienze produttive e narrative che si sviluppano a livello europeo, una indagine di questo tipo sembra ancora mancare del tutto. L’obiettivo del nostro articolo è di offrire un contributo in questa direzione, analizzando tre serie televisive con protagoniste femminili riconducibili a tre diversi player del contesto nazionale: Bella da morire (2020), coprodotto da Rai Fiction, Petra (2020-), coprodotto da Sky, e Il processo (2019), coprodotto da Mediaset. L’analisi, che si colloca nel quadro della critica culturale femminista del genere crime nella cultura popolare, integrato da interviste alle figure creative e manageriali coinvolte nella realizzazione dei casi in esame, intende riflettere sui rapporti tra personaggi femminili in ruoli di detection e professioniste dell’audiovisivo, al fine di discutere la più ampia rinegoziazione sia delle norme del genere che delle identità di genere all'interno del contesto sociale (Hoffman 2016).

«Un lavoro inadatto a una donna»: protagoniste femminili nella serialità crime italiana

RE V.;
2021-01-01

Abstract

In The TV Crime Drama (2014), Sue Turnbull’s investigation on the presence of women in crime television series virtuously combines the two perspectives of “behind the camera” and “on-screen” and analyzes in detail the presence of women in productive and creative roles. However, this analysis remains limited to the English-speaking area (in particular the US and the UK) with a brief foray into Nordic territory, to examine the very famous roles of Sara Lund and Saga Norén. However, a similar survey for the Italian context is not yet available. The aim of our article is to offer a contribution in this direction, by analyzing three television series with female protagonists that can be traced back to three different players in the national context: Bella da morire (2020), co-produced by Rai Fiction, Petra (2020-), co-produced by Sky, and Il processo (2019), co-produced by Mediaset. The analysis is set within the framework of feminist cultural critique of the crime genre in popular culture, while interviews with the creative and managerial figures involved in the making of the chosen case studies are added to reflect on the relationships between female characters in detection roles and female audiovisual professionals, in order to discuss the broader renegotiation of both gender norms and gender identities within the social context (Hoffman 2016).
2021
“Nonostante la percezione diffusa che il crime drama sia un genere intrinsecamente ‘maschile’, le donne vi hanno giocato un ruolo fondamentale fin dall’inizio, non soltanto nella veste di vittime indifese o femme fatale doppiogiochiste, ma anche in qualità di personaggi sempre più risolutivi nell’ambito delle indagini, nonché come percentuale del pubblico televisivo in costante aumento dagli anni Cinquanta a oggi”. Inoltre, “la rappresentazione della donna nel crime drama ne [ha] testimoniato il mutamento del ruolo sociale nel corso degli anni, alimentando il dibattito sia sulla stampa di massa che nel campo dei feminist media studies” (Turnbull 2014, 247; Klein 1995; Dresner 2007; Gates 2011; Buonanno 2012). Per quanto l’indagine di Turnbull sulla presenza della donna nella serialità televisiva di genere crime coniughi virtuosamente le due prospettive “behind the camera” e “on-screen”, e analizzi nel dettaglio la presenza femminile in ruoli produttivi e creativi, tale analisi resta circoscritta all’area anglofona (in particolare US e UK) con una breve incursione in territoio nordico, per esaminare i celeberrimi ruoli di Sara Lund e Saga Norén. Per l’Italia, anche nelle sue relazioni con altre esperienze produttive e narrative che si sviluppano a livello europeo, una indagine di questo tipo sembra ancora mancare del tutto. L’obiettivo del nostro articolo è di offrire un contributo in questa direzione, analizzando tre serie televisive con protagoniste femminili riconducibili a tre diversi player del contesto nazionale: Bella da morire (2020), coprodotto da Rai Fiction, Petra (2020-), coprodotto da Sky, e Il processo (2019), coprodotto da Mediaset. L’analisi, che si colloca nel quadro della critica culturale femminista del genere crime nella cultura popolare, integrato da interviste alle figure creative e manageriali coinvolte nella realizzazione dei casi in esame, intende riflettere sui rapporti tra personaggi femminili in ruoli di detection e professioniste dell’audiovisivo, al fine di discutere la più ampia rinegoziazione sia delle norme del genere che delle identità di genere all'interno del contesto sociale (Hoffman 2016).
Italian Television
TV crime dramas
Gender studies
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14085/3985
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