During the 48 years between Italian conquest of Rome and First World War, a scientific debate started involving Italian geographers about definition of region concept and about alleged existence of an Italian region objectively recognizable. As well known, the issue had important political implications, due to simultaneous rise of Irredentism movement, aiming to claim the conquest of territories inhabited by Italians but still out of Kingdom jurisdiction. Irredentists read geographical theories as a scientific support to the «sacred» right, for Italy, to «reach holy limits », namely natural boundaries considered the geographical limit of Italian peninsula. Among the reasons in support of this issue, there was, for the western boundary, the Roman history of the Giulia region – revealed by Latin etymology of toponyms – since Augustus incorporated it in X Regio Venetia et Histria, that is to say in Italian jurisdiction. After fall of Fascism, in historical reading, Italian geographers were accused of providing intellectual groundwork to rising nationalism, submitting Geography to imperialism. Aim of this article is to read back some steps of the debate through rediscovery of some leading geographers of that period, and to highlight how the following condemnation was unfair, by offering a different interpretation detecting, in the echoes of Augustan territorial organization, the starting point for reflection about the relationship between Italian geographers and political power.

Nel quasi mezzo secolo che passò dalla conquista di Roma alla conquista di Trento e Trieste da parte del Regno d’Italia, prese vita nel mondo geografico italiano un dibattito intorno alla definizione del concetto di regione, e circa l’esistenza di una regione geografica italiana dai confini chiaramente e oggettivamente riconoscibili. Com’è noto, la questione non rimase chiusa nelle accademie ma suscitò interesse tra le forze politiche, specialmente in concomitanza con il sorgere delle istanze irredentiste che vollero trovare nelle tesi geografiche sulla regione naturale un sostegno scientifico alle proprie rivendicazioni. Questa situazione varrà alla geografia l’accusa di asservimento alle istanze nazionaliste: accusa impietosa se si considera l’onestà intellettuale e il distacco scientifico con il quale molti geografi tentarono di affrontare la questione. Scopo di questo articolo è ripercorrere alcuni passaggi del pensiero geografico sul tema, proponendo una differente lettura interpretativa del rapporto tra i rappresentanti della disciplina e il potere politico.

La teoria del confine naturale italiano tra «equivoci» interpretativi e reminiscenze augustee. Una proposta interpretativa

Pigliucci M
2016-01-01

Abstract

During the 48 years between Italian conquest of Rome and First World War, a scientific debate started involving Italian geographers about definition of region concept and about alleged existence of an Italian region objectively recognizable. As well known, the issue had important political implications, due to simultaneous rise of Irredentism movement, aiming to claim the conquest of territories inhabited by Italians but still out of Kingdom jurisdiction. Irredentists read geographical theories as a scientific support to the «sacred» right, for Italy, to «reach holy limits », namely natural boundaries considered the geographical limit of Italian peninsula. Among the reasons in support of this issue, there was, for the western boundary, the Roman history of the Giulia region – revealed by Latin etymology of toponyms – since Augustus incorporated it in X Regio Venetia et Histria, that is to say in Italian jurisdiction. After fall of Fascism, in historical reading, Italian geographers were accused of providing intellectual groundwork to rising nationalism, submitting Geography to imperialism. Aim of this article is to read back some steps of the debate through rediscovery of some leading geographers of that period, and to highlight how the following condemnation was unfair, by offering a different interpretation detecting, in the echoes of Augustan territorial organization, the starting point for reflection about the relationship between Italian geographers and political power.
2016
Nel quasi mezzo secolo che passò dalla conquista di Roma alla conquista di Trento e Trieste da parte del Regno d’Italia, prese vita nel mondo geografico italiano un dibattito intorno alla definizione del concetto di regione, e circa l’esistenza di una regione geografica italiana dai confini chiaramente e oggettivamente riconoscibili. Com’è noto, la questione non rimase chiusa nelle accademie ma suscitò interesse tra le forze politiche, specialmente in concomitanza con il sorgere delle istanze irredentiste che vollero trovare nelle tesi geografiche sulla regione naturale un sostegno scientifico alle proprie rivendicazioni. Questa situazione varrà alla geografia l’accusa di asservimento alle istanze nazionaliste: accusa impietosa se si considera l’onestà intellettuale e il distacco scientifico con il quale molti geografi tentarono di affrontare la questione. Scopo di questo articolo è ripercorrere alcuni passaggi del pensiero geografico sul tema, proponendo una differente lettura interpretativa del rapporto tra i rappresentanti della disciplina e il potere politico.
Confine
Italia
Geografia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14085/3715
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