Sospesa nel limbo di un mai costituito Territorio Libero, la città di Trieste rimase per otto anni preda dell’incertezza circa il proprio destino, al centro di quell’aspro braccio di ferro fra l’Italia e la Jugoslavia che vide nella crisi del 1953 il suo momento di massima tensione. In questa occasione, mentre gli eserciti si fronteggiavano al confine e una nuova guerra sembrava sempre più probabile, il popolo triestino seppe organizzarsi dimostrando di saper superare gli schieramenti politici in nome di un’appartenenza comune: per qualche giorno democristiani, azionisti, repubblicani, ma anche comunisti e fascisti dimenticarono i propri attriti e diedero una grande prova di italianità animando le giornate del novembre 1953. Dopo oltre sessant’anni è possibile indagare le fonti per scoprire nuovi interrogativi destinati forse a rimanere senza risposta: chi ci fu dietro la decisione inglese di sparare contro gli studenti di Piazza Sant’Antonio? E quali sono le ragioni di una violenza poliziesca così cieca e brutale, immotivata in quanto rivolta contro la folla inerme? Incrociando gli elementi che affiorano dagli archivi emerge lo spettro di una regia, di un disegno di chi forse sperava di trarre vantaggio dalla violenza per portare a segno qualche torbido proposito. Proposito che fu però subito vanificato dalla compattezza e dalla determinazione della risposta della città.
Il contesto delle eroiche giornate del 1953
Pigliucci M
2015-01-01
Abstract
Sospesa nel limbo di un mai costituito Territorio Libero, la città di Trieste rimase per otto anni preda dell’incertezza circa il proprio destino, al centro di quell’aspro braccio di ferro fra l’Italia e la Jugoslavia che vide nella crisi del 1953 il suo momento di massima tensione. In questa occasione, mentre gli eserciti si fronteggiavano al confine e una nuova guerra sembrava sempre più probabile, il popolo triestino seppe organizzarsi dimostrando di saper superare gli schieramenti politici in nome di un’appartenenza comune: per qualche giorno democristiani, azionisti, repubblicani, ma anche comunisti e fascisti dimenticarono i propri attriti e diedero una grande prova di italianità animando le giornate del novembre 1953. Dopo oltre sessant’anni è possibile indagare le fonti per scoprire nuovi interrogativi destinati forse a rimanere senza risposta: chi ci fu dietro la decisione inglese di sparare contro gli studenti di Piazza Sant’Antonio? E quali sono le ragioni di una violenza poliziesca così cieca e brutale, immotivata in quanto rivolta contro la folla inerme? Incrociando gli elementi che affiorano dagli archivi emerge lo spettro di una regia, di un disegno di chi forse sperava di trarre vantaggio dalla violenza per portare a segno qualche torbido proposito. Proposito che fu però subito vanificato dalla compattezza e dalla determinazione della risposta della città.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.