Poche città possono rappresentare come Trieste un paradigma delle criticità legate allo studio delle identità e del confine: la particolare esperienza storica e la posizione geografica, infatti, hanno trasformato questa realtà urbana in un laboratorio di identità, dove le nazionalità e le realtà locali si intrecciano in un mosaico complesso che dà vita a conflittualità nazionalistiche e autonomiste di difficile soluzione. Usa alla secolare prossimità a un confine, la popolazione si è recentemente confrontata con la caduta delle frontiere infra-europee e con le sfide correlate: dal potenziale recupero di una funzione geopolitica attraverso la valorizzazione delle capacità territoriali in occasione dei progetti di collegamento infrastrutturale TEN-T, alla ridiscussione del rapporto con le vicine Slovenia e Croazia, non più separate da una frontiera. Abitata prevalentemente da italiani, Trieste vanta da secoli storiche presenze di comunità slovene, tedesche, croate, serbe, romene, greche, armene, albanesi, tra le quali intercorrono complessi rapporti di convivenza che hanno generato, nel tempo, nuove identità locali trans-nazionali fondate principalmente sulla percezione dell’alterità; identità che spesso trovano sfogo in movimenti autonomisti in grado di raccogliere un consenso importante, soprattutto nell’attuale fase di crisi dello Stato-Nazione nel campo europeo che sta contrapponendo nuovi nazionalismi a spinte secessioniste. Un ruolo particolare, in questo senso, è giocato dai movimenti indipendentisti locali, che propongono una concezione identitaria cittadina fondata sull’alterità e sulla contrapposizione con le identità nazionali; gli studi di Parag Khanna sulla funzione geopolitica delle città forniscono così un quadro metodologico all’interno del quale canalizzare una rivendicazione indipendentista fondata su una forte percezione di alterità.
L’autonomismo triestino e la crisi dello Stato-Nazione. Appunti per una geografia dell’identità
Pigliucci M
2018-01-01
Abstract
Poche città possono rappresentare come Trieste un paradigma delle criticità legate allo studio delle identità e del confine: la particolare esperienza storica e la posizione geografica, infatti, hanno trasformato questa realtà urbana in un laboratorio di identità, dove le nazionalità e le realtà locali si intrecciano in un mosaico complesso che dà vita a conflittualità nazionalistiche e autonomiste di difficile soluzione. Usa alla secolare prossimità a un confine, la popolazione si è recentemente confrontata con la caduta delle frontiere infra-europee e con le sfide correlate: dal potenziale recupero di una funzione geopolitica attraverso la valorizzazione delle capacità territoriali in occasione dei progetti di collegamento infrastrutturale TEN-T, alla ridiscussione del rapporto con le vicine Slovenia e Croazia, non più separate da una frontiera. Abitata prevalentemente da italiani, Trieste vanta da secoli storiche presenze di comunità slovene, tedesche, croate, serbe, romene, greche, armene, albanesi, tra le quali intercorrono complessi rapporti di convivenza che hanno generato, nel tempo, nuove identità locali trans-nazionali fondate principalmente sulla percezione dell’alterità; identità che spesso trovano sfogo in movimenti autonomisti in grado di raccogliere un consenso importante, soprattutto nell’attuale fase di crisi dello Stato-Nazione nel campo europeo che sta contrapponendo nuovi nazionalismi a spinte secessioniste. Un ruolo particolare, in questo senso, è giocato dai movimenti indipendentisti locali, che propongono una concezione identitaria cittadina fondata sull’alterità e sulla contrapposizione con le identità nazionali; gli studi di Parag Khanna sulla funzione geopolitica delle città forniscono così un quadro metodologico all’interno del quale canalizzare una rivendicazione indipendentista fondata su una forte percezione di alterità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.