Il testo affronta l’opera di Alexandre Kojève che interroga il nesso tra filosofia e politica. L’occasione è un testo inedito, un volantino di propaganda, scritto dal filosofo di origine russa nel 1944 e destinato ai lettori tedeschi – con lo scopo di portare avanti un’opera di persuasione rispetto a una possibile vicinanza con le posizioni sovietiche (una delle cornici teoriche a cui rinvia questo testo è legata all’idea di “Impero latino”). Partendo dalla natura ambigua del documento, che sembra muoversi lungo il crinale di una doppiezza strategica, il saggio segue le vicende, i posizionamenti, gli spostamenti teorici e politici del filosofo, costringendoci a un’interrogazione costante: in che modo la filosofia può continuare a prendere posizione rispetto al proprio tempo, soprattutto in un momento in cui la proliferazione dei discorsi e dei luoghi da cui può provenire una parola filosofica genera ambiguità? E se fosse proprio dall’ambiguità, nella teorizzazione di una statualità “eretica” o nella ricerca di un posizionamento del filosofo come “consigliere del re”, nel continuo gioco con i diversi volti di Kojève – il mitico iniziatore di una certa ricezione hegeliana nei corsi parigini, il funzionario dell’amministrazione francese, il teorico della sovranità in dialogo costante con Leo Strauss e Carl Schmitt – che potrebbe emergere, per sottrazione, l’immagine di una filosofia in grado di parlare, in modo urticante, al nostro presente?

“Dietro l’abito di un mito”. Resistenza e teoria della propaganda

Filoni M
2023-01-01

Abstract

Il testo affronta l’opera di Alexandre Kojève che interroga il nesso tra filosofia e politica. L’occasione è un testo inedito, un volantino di propaganda, scritto dal filosofo di origine russa nel 1944 e destinato ai lettori tedeschi – con lo scopo di portare avanti un’opera di persuasione rispetto a una possibile vicinanza con le posizioni sovietiche (una delle cornici teoriche a cui rinvia questo testo è legata all’idea di “Impero latino”). Partendo dalla natura ambigua del documento, che sembra muoversi lungo il crinale di una doppiezza strategica, il saggio segue le vicende, i posizionamenti, gli spostamenti teorici e politici del filosofo, costringendoci a un’interrogazione costante: in che modo la filosofia può continuare a prendere posizione rispetto al proprio tempo, soprattutto in un momento in cui la proliferazione dei discorsi e dei luoghi da cui può provenire una parola filosofica genera ambiguità? E se fosse proprio dall’ambiguità, nella teorizzazione di una statualità “eretica” o nella ricerca di un posizionamento del filosofo come “consigliere del re”, nel continuo gioco con i diversi volti di Kojève – il mitico iniziatore di una certa ricezione hegeliana nei corsi parigini, il funzionario dell’amministrazione francese, il teorico della sovranità in dialogo costante con Leo Strauss e Carl Schmitt – che potrebbe emergere, per sottrazione, l’immagine di una filosofia in grado di parlare, in modo urticante, al nostro presente?
2023
Kojève; politica; Nazismo; propaganda; Schmitt; Resistenza; Impero
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14085/2827
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