Come tutto il sistema educativo anche l’Università, a partire dai primi anni ’90, è stata sottoposta a significative rivisitazioni. Le ragioni di tale cambiamento sono molteplici (il fatto che l’Università italiana ha oggi il numero di laureati più basso d’Europa; la metà degli iscritti non consegue il titolo di studio; il sistema didattico non sempre prepara ad affrontare convenientemente, e in tempi rapidi, il mondo del lavoro, la svalutazione dei titoli di studio). Il nuovo quadro normativo-istituzionale, direttamente e indirettamente, ha modificato anche il ruolo e lo spazio di intervento dell'Università oggi chiamata a confrontarsi con il territorio di riferimento, di saperlo leggere e attivare per produrre una innovazione che non sia avulsa dal contesto ma che sia in grado di permearlo. Essa è chiamata inoltre a misurarsi con il mercato produttivo in qualità di agente di mediazione [L. 30/2003] e per questa via rinnovare e adeguare costantemente i propri statuti disciplinari in modo da essere sempre in linea con i tempi o, possibilmente, precorrerli. Al centro di questo cambiamento si pone l’orientamento come politica trasversale alla programmazione didattico-curriculare attraverso la quale ri-comprendere e monitorare molte delle criticità sopra evidenziate. Tuttavia, ancor oggi, le Università (tanto a livello di Ateneo, quanto a livello di Facoltà) faticano ad avere una politica dell’orientamento, attraverso la quale definire una concreta analisi dei bisogni del territorio e delle proprie strategie di sviluppo. La valorizzazione di una politica dell’orientamento in tutte le sue dimensioni (spazi informativi, consulenza orientativa, didattica orientativa, stage, bilancio di competenze ecc), può costituirsi come occasione di analisi della domanda esplicita e implicita da parte degli studenti e, al tempo stesso, occasione di riflessione sui saperi minimi trasmessi in uscita dal percorso e sui saperi-competenze richiesti dal mondo del lavoro. La valorizzazione e l’unificazione di tutte le attività di orientamento (dall’accoglienza al placement), all’interno di uno spazio universitario di ricerca applicata su questo versante, può tradursi in un’occasione di sperimentazione per mezzo della quale favorire l’affermazione di una didattica attiva e partecipativa, capace di porre gli studenti al centro del loro stesso percorso di sviluppo personale e professionale. In questa occasione si vuole, dunque, rappresentare l’esperienza della Facoltà di Sociologia (Università Roma Sapienza) per mostrare il framework, teorico-concettuale che ispira le scelte dell’orientamento nella Facoltà e il modello di sviluppo verso cui si vorrebbe tendere.

Orientamento e Università: il caso dello sportello A.F.E della Facoltà di Sociologia

Capogna S
2008-01-01

Abstract

Come tutto il sistema educativo anche l’Università, a partire dai primi anni ’90, è stata sottoposta a significative rivisitazioni. Le ragioni di tale cambiamento sono molteplici (il fatto che l’Università italiana ha oggi il numero di laureati più basso d’Europa; la metà degli iscritti non consegue il titolo di studio; il sistema didattico non sempre prepara ad affrontare convenientemente, e in tempi rapidi, il mondo del lavoro, la svalutazione dei titoli di studio). Il nuovo quadro normativo-istituzionale, direttamente e indirettamente, ha modificato anche il ruolo e lo spazio di intervento dell'Università oggi chiamata a confrontarsi con il territorio di riferimento, di saperlo leggere e attivare per produrre una innovazione che non sia avulsa dal contesto ma che sia in grado di permearlo. Essa è chiamata inoltre a misurarsi con il mercato produttivo in qualità di agente di mediazione [L. 30/2003] e per questa via rinnovare e adeguare costantemente i propri statuti disciplinari in modo da essere sempre in linea con i tempi o, possibilmente, precorrerli. Al centro di questo cambiamento si pone l’orientamento come politica trasversale alla programmazione didattico-curriculare attraverso la quale ri-comprendere e monitorare molte delle criticità sopra evidenziate. Tuttavia, ancor oggi, le Università (tanto a livello di Ateneo, quanto a livello di Facoltà) faticano ad avere una politica dell’orientamento, attraverso la quale definire una concreta analisi dei bisogni del territorio e delle proprie strategie di sviluppo. La valorizzazione di una politica dell’orientamento in tutte le sue dimensioni (spazi informativi, consulenza orientativa, didattica orientativa, stage, bilancio di competenze ecc), può costituirsi come occasione di analisi della domanda esplicita e implicita da parte degli studenti e, al tempo stesso, occasione di riflessione sui saperi minimi trasmessi in uscita dal percorso e sui saperi-competenze richiesti dal mondo del lavoro. La valorizzazione e l’unificazione di tutte le attività di orientamento (dall’accoglienza al placement), all’interno di uno spazio universitario di ricerca applicata su questo versante, può tradursi in un’occasione di sperimentazione per mezzo della quale favorire l’affermazione di una didattica attiva e partecipativa, capace di porre gli studenti al centro del loro stesso percorso di sviluppo personale e professionale. In questa occasione si vuole, dunque, rappresentare l’esperienza della Facoltà di Sociologia (Università Roma Sapienza) per mostrare il framework, teorico-concettuale che ispira le scelte dell’orientamento nella Facoltà e il modello di sviluppo verso cui si vorrebbe tendere.
2008
orientamento, università, stage, education policy, occupabilità
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14085/2148
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