Negli ultimi dieci anni il sistema educativo italiano è stato sottoposto a significative tensioni riformatrici volte ad adeguare il sistema complessivo ai cambiamenti socioeconomici che hanno investito la nostra società. La svolta in tal senso è segnata dai numerosi provvedimenti di legge (come, per esempio, il decentramento e il processo di valorizzazione delle autonomie locali) che hanno interessato scuola e università nel più ampio quadro di trasformazioni che hanno coinvolto tutta la pubblica amministrazione. La riflessione centrale che guida il lavoro è volta a comprendere quanto l’Università sia riuscita, sino a oggi, a integrare il modello pedagogico dell’al- ternanza formativa teorico-pratica dentro la nuova offerta curriculare determinata dalla riforma del cosiddetto 3+2. Ci muoviamo all’interno del quadro teorico della transizione dalla scuola al lavoro che si presenta come un concetto centrale nelle politiche dell’orientamento, assumendo significati diversi a seconda dei contesti e del differente modo di concepire l’utilità sociale dell’orientamento (Guichard, 2007). Infatti, lo sviluppo della scuola nelle società occidentali ha condotto a un costante allungamento della scolarizzazione che avviene lontano dai contesti lavorativi. Agli studenti viene prospettato un orizzonte di posizioni sociali e professionali possibili ma non esiste un legame tra la formazione impartita in aula e l’attività professionale. I sistemi educativi devono affrontare, e aiutare i giovani a farlo, il problema della transizione, del come entrare, e restare, in questo complesso e turbolento mondo del lavoro. Lo stage è la risposta istituzionale a questo problema, tuttavia, non sempre sono chiare le traiettorie attraverso le quali si sviluppano questi percorsi e il valore attribuibile all’esperienza. L’obiettivo che ci si pone in questo saggio è quello di comprendere verso quali strategie di sviluppo e innovazione didattica tenda l’Università a partire da quello spazio di rilevante rinnovamento offerto dalla regolamentazione dello stage (L. 196/97) e da quella sul mercato del lavoro (L. 30/2003). L’ipotesi di partenza, in sintesi, è che nell’offerta universitaria tutto sia stato modificato affinché nulla cambi e che non vi siano ancora adeguate politiche di sostegno alla transizione.
Lo stage tra orientamento ed empowerment del soggetto. Uno studio di caso
CAPOGNA S
2009-01-01
Abstract
Negli ultimi dieci anni il sistema educativo italiano è stato sottoposto a significative tensioni riformatrici volte ad adeguare il sistema complessivo ai cambiamenti socioeconomici che hanno investito la nostra società. La svolta in tal senso è segnata dai numerosi provvedimenti di legge (come, per esempio, il decentramento e il processo di valorizzazione delle autonomie locali) che hanno interessato scuola e università nel più ampio quadro di trasformazioni che hanno coinvolto tutta la pubblica amministrazione. La riflessione centrale che guida il lavoro è volta a comprendere quanto l’Università sia riuscita, sino a oggi, a integrare il modello pedagogico dell’al- ternanza formativa teorico-pratica dentro la nuova offerta curriculare determinata dalla riforma del cosiddetto 3+2. Ci muoviamo all’interno del quadro teorico della transizione dalla scuola al lavoro che si presenta come un concetto centrale nelle politiche dell’orientamento, assumendo significati diversi a seconda dei contesti e del differente modo di concepire l’utilità sociale dell’orientamento (Guichard, 2007). Infatti, lo sviluppo della scuola nelle società occidentali ha condotto a un costante allungamento della scolarizzazione che avviene lontano dai contesti lavorativi. Agli studenti viene prospettato un orizzonte di posizioni sociali e professionali possibili ma non esiste un legame tra la formazione impartita in aula e l’attività professionale. I sistemi educativi devono affrontare, e aiutare i giovani a farlo, il problema della transizione, del come entrare, e restare, in questo complesso e turbolento mondo del lavoro. Lo stage è la risposta istituzionale a questo problema, tuttavia, non sempre sono chiare le traiettorie attraverso le quali si sviluppano questi percorsi e il valore attribuibile all’esperienza. L’obiettivo che ci si pone in questo saggio è quello di comprendere verso quali strategie di sviluppo e innovazione didattica tenda l’Università a partire da quello spazio di rilevante rinnovamento offerto dalla regolamentazione dello stage (L. 196/97) e da quella sul mercato del lavoro (L. 30/2003). L’ipotesi di partenza, in sintesi, è che nell’offerta universitaria tutto sia stato modificato affinché nulla cambi e che non vi siano ancora adeguate politiche di sostegno alla transizione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


