Il Trattato di Maastricht ha rilanciato la discussione sulla difesa europea, introducendo la Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC) e la Politica Europea di Sicurezza e Difesa (PESD), con l'aspirazione di arrivare a una difesa comune. La Francia ha collegato l'unificazione tedesca a una politica di sicurezza comune, mantenendo però un approccio intergovernativo. Con il Trattato di Lisbona, la PESD è evoluta nella Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC), più vicina agli ideali di Kohl e Mitterrand, ma senza il pieno supporto italiano. Il Trattato di Amsterdam ha istituito il ruolo di Alto Rappresentante per la PESC, mentre la Dichiarazione di Saint Malo del 1998 ha promosso lo sviluppo di capacità europee, tra cui una forza militare credibile. Successivamente, il Consiglio europeo di Helsinki ha stabilito l’obiettivo di una forza di 60.000 uomini entro il 2003. La gestione delle crisi in Europa si è basata su un modello olistico che comprendeva non solo le operazioni militari, ma anche disarmo, aiuti umanitari, rafforzamento dello Stato di diritto e ricostruzione economica e sociale. Il Comitato Politico e di Sicurezza (COPS) e il Comitato Militare hanno assunto ruoli cruciali nella gestione delle crisi e delle operazioni di sicurezza. L'architettura di complementarietà con la NATO è stata definita dal "Berlin Plus" nel 2003, con l'UE che interviene in operazioni militari solo quando la NATO non è coinvolta. Il dibattito sull'autonomia della difesa europea è stato influenzato da tensioni politiche, ma ha portato a un’evoluzione della PESD. Il Consiglio europeo di Laeken nel 2001 ha dichiarato l'operatività della PESD, evidenziando però le sue lacune e accelerando lo sviluppo delle capacità necessarie per le operazioni di gestione delle crisi.
Da una politica europea di sicurezza e difesa verso una difesa comune
Melani Maurizio
2024-01-01
Abstract
Il Trattato di Maastricht ha rilanciato la discussione sulla difesa europea, introducendo la Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC) e la Politica Europea di Sicurezza e Difesa (PESD), con l'aspirazione di arrivare a una difesa comune. La Francia ha collegato l'unificazione tedesca a una politica di sicurezza comune, mantenendo però un approccio intergovernativo. Con il Trattato di Lisbona, la PESD è evoluta nella Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC), più vicina agli ideali di Kohl e Mitterrand, ma senza il pieno supporto italiano. Il Trattato di Amsterdam ha istituito il ruolo di Alto Rappresentante per la PESC, mentre la Dichiarazione di Saint Malo del 1998 ha promosso lo sviluppo di capacità europee, tra cui una forza militare credibile. Successivamente, il Consiglio europeo di Helsinki ha stabilito l’obiettivo di una forza di 60.000 uomini entro il 2003. La gestione delle crisi in Europa si è basata su un modello olistico che comprendeva non solo le operazioni militari, ma anche disarmo, aiuti umanitari, rafforzamento dello Stato di diritto e ricostruzione economica e sociale. Il Comitato Politico e di Sicurezza (COPS) e il Comitato Militare hanno assunto ruoli cruciali nella gestione delle crisi e delle operazioni di sicurezza. L'architettura di complementarietà con la NATO è stata definita dal "Berlin Plus" nel 2003, con l'UE che interviene in operazioni militari solo quando la NATO non è coinvolta. Il dibattito sull'autonomia della difesa europea è stato influenzato da tensioni politiche, ma ha portato a un’evoluzione della PESD. Il Consiglio europeo di Laeken nel 2001 ha dichiarato l'operatività della PESD, evidenziando però le sue lacune e accelerando lo sviluppo delle capacità necessarie per le operazioni di gestione delle crisi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.