L'incidenza di infezioni nei reparti ad alta intensità di cure (ICU) è cinque volte superiore rispetto ai reparti generici di degenza ospedaliera sia per le condizioni di suscettibilità e complessitàdei pazienti sìa per le molteplici occasioni di trasmissione delle infezioni attraverso!e pratiche assistenziali. A fronte di questi rischi, i programmi di controllo (NNIS System,CDC) non sempre riescono a mantenere Uveiti costanti di adesione alle pratiche raccomandateìcome ad esempio per il lavaggio delle mani), sìa perché non uniformemente applicatisìa perché mancano adeguati strumenti dì verifica.Parallelamente si è sviluppato fino ad oggi, un preventivo atteggiamento restrittivo all'ingressodei familiari dei pazienti ricoverati nelle ICU, tuttavia non sono presenti in letteratura lavoriscientifici che dimostrino la correlazione tra l'ingresso dei visitatori e le infezioni nosocomiali.La scelta di "aprire" le ÌCU è motivata dall'evidenza scientifica che le infezioni nei pazienticritici sono causate da fattori dì rischio intrinseci e da germi portati dallo stesso paziente,i'umanizzazione del processo dì cura e della pratica curativa presuppone e richiede oltre allacompetenza professionale, alla flessibilità intellettuale, emotiva, di ascolto e relazionaleanche la capacità di adattare e modificare lo stile di assistenza e lo stile comunicativo relazionalecon le persone assistite e i loro familiari.L'ambiente, in quanto struttura e organizzazione, condiziona notevolmente l'assistenza, daqui la necessità di comparare alcuni esempi delle rianimazioni di ieri e di oggi, le quali acolpo d'occhio permettono di notare immediatamente il percorso di umanizzazione dellecure che è stato fatto.

La rianimazione e la terapia intensiva aperta come esempio di umanizzazione dell'assistenza

Galletti C;
2006-01-01

Abstract

L'incidenza di infezioni nei reparti ad alta intensità di cure (ICU) è cinque volte superiore rispetto ai reparti generici di degenza ospedaliera sia per le condizioni di suscettibilità e complessitàdei pazienti sìa per le molteplici occasioni di trasmissione delle infezioni attraverso!e pratiche assistenziali. A fronte di questi rischi, i programmi di controllo (NNIS System,CDC) non sempre riescono a mantenere Uveiti costanti di adesione alle pratiche raccomandateìcome ad esempio per il lavaggio delle mani), sìa perché non uniformemente applicatisìa perché mancano adeguati strumenti dì verifica.Parallelamente si è sviluppato fino ad oggi, un preventivo atteggiamento restrittivo all'ingressodei familiari dei pazienti ricoverati nelle ICU, tuttavia non sono presenti in letteratura lavoriscientifici che dimostrino la correlazione tra l'ingresso dei visitatori e le infezioni nosocomiali.La scelta di "aprire" le ÌCU è motivata dall'evidenza scientifica che le infezioni nei pazienticritici sono causate da fattori dì rischio intrinseci e da germi portati dallo stesso paziente,i'umanizzazione del processo dì cura e della pratica curativa presuppone e richiede oltre allacompetenza professionale, alla flessibilità intellettuale, emotiva, di ascolto e relazionaleanche la capacità di adattare e modificare lo stile di assistenza e lo stile comunicativo relazionalecon le persone assistite e i loro familiari.L'ambiente, in quanto struttura e organizzazione, condiziona notevolmente l'assistenza, daqui la necessità di comparare alcuni esempi delle rianimazioni di ieri e di oggi, le quali acolpo d'occhio permettono di notare immediatamente il percorso di umanizzazione dellecure che è stato fatto.
2006
ICV, Infezioni ospedaliere, ospedaliere, Umanizzazione in terapia intensiva, Relazione di aiuto, relazione con i famigliari
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