La lettura non è solo un esercizio distile o di espressione ma è l’atto più “inclusivo” che esista perché, ad ogni latitudine, l’azione cerebrale che sta dietro all’azione di leggere è regolata da due sistemi cerebrali universali, a prescindere dalla cultura a cui si appartiene. Le are cerebrali che si attivano nel produrre il linguaggio sono situate principalmente nell’emisfero di sinistra e in altre aree deputate all’elaborazione visiva. La padronanza del 172 linguaggio scritto è fortemente condizionata dall’apprendimento di quelle regole che collegano codici scritti, suoni e significati delle parole. Grazie a questi meccanismi si producono cambiamenti strutturali e funzionali del cervello che, oltre ad immagazzinare, elabora le informazioni necessaria a creare delle mappe concettuali indispensabili per il processo educativo. La lettura, soprattutto quella ad alta voce, permette al discente di relazionarsi con il proprio timbro di voce modulando sia la ritmica che la frequenza, modulando il volume e l’espressività facendo sì che affini le tecniche e prenda confidenza con il proprio corpo. Non solo, la lettura ad alta voce sfida la paura di esporsi in pubblico e permette di assumere un atteggiamento più maturo e professionale un modo, insomma, per vincere la timidezza e la paura di esporsi davanti agli altri. Non solo, ma è stato dimostrato che è più facile ricordare un testo se la lettura dello stesso avviene ad alta foce perché l’ascolto, anche di sé stessi, fa sì che le informazioni si ancorino nel cervello anche attraverso le immagini. La lettura, come già scritto, permette la “collaborazione” tra le diverse aree cerebrali e mentre il lato sinistro del cervello analizza il senso delle parole, il lato destro integra fra loro i dati ‘razionali’, vive emozioni e le rielabora. L’emozione influenza i processi cognitivi: in particolare memoria, percezione e decisioni. E il lato “emotivo” del cervello è molto attento a cogliere pause, intonazioni, accenti e ritmo adottati da chi legge. La lettura, infatti, ha il potere sotteso di smuovere e vibrare le emozioni come sosteneva Proust: “forse non ci sono giorni della nostra adolescenza vissuti con altrettanta pienezza di quelli che abbiamo creduto di trascorrere senza averli vissuti, quelli passati in compagnia del libro prediletto” (M. Proust, Del Piacere di Leggere, Passigli Editori, Firenze, 1997, p.85). Recenti studi, inoltre, hanno dimostrato che la lettura a voce alta è molto più che un trasferimento di informazioni che vanno ad arricchire il vocabolario del bambino: la lettura è pari ad un atto sociale imprescindibile dalla relazione emotiva. Tale condizione fa entrare in gioco l’autoregolazione. “L’emergere delle abilità di autoregolazione è una componente essenziale dello sviluppo e rappresenta nei primi anni della crescita un risultato di notevole complessità.: le funzioni esecutive e la capacità di regolare le emozioni, abilità necessarie per raggiungere i propri obiettivi, sono mediate dalla capacità individuale di regolazione (Piccolo LDR, Weisleder A, Oliveira JBA, et al., J Dev Behav Pediatr. 2021 Jul 1)”. La capacità di autoregolazione è un meccanismo importante che la lettura ad alta voce va ad ampliare influenzando, così, non solo il linguaggio ma anche i processi cognitivi. La lettura ad alta voce può diventare, così, uno strumento potente di trasmissione di contenuti, idee, conoscenze che la scuola e gli insegnanti opportunamente motivati e preparati possono sfruttare per raggiungere obiettivi cognitivi e trasversali che facilitino l’attività didattica aumentando la motivazione ad apprendere. Qualunque sia la strada percorsa, gli approcci cognitivi condividono l'obiettivo (stimolare la plasticità neuronale), la procedura (sollecitare le funzioni cognitive, mettendo il soggetto in condizione d'apprendimento), la tecnica (confrontarlo a problemi la cui soluzione esige che si mobilizzino le funzioni cognitive) perché pongono problemi che fanno sì che si mobilitino delle funzioni superiori, in modo da stimolare la riconfigurazione dei circuiti cerebrali e delle connessioni funzionali. In questa ottica appare ancora più indispensabile indagare come l’insieme delle funzioni cerebrali che stanno dietro la lettura siano d’ausilio nell’ambito della ricerca educativa. Non 173 solo, ma risultano indispensabili anche nella relazione familiare e, conseguentemente, nei processi di apprendimento.
Il cervello che legge: il connubio educativo e di apprendimento.
Riccardo SebastianiWriting – Original Draft Preparation
2022-01-01
Abstract
La lettura non è solo un esercizio distile o di espressione ma è l’atto più “inclusivo” che esista perché, ad ogni latitudine, l’azione cerebrale che sta dietro all’azione di leggere è regolata da due sistemi cerebrali universali, a prescindere dalla cultura a cui si appartiene. Le are cerebrali che si attivano nel produrre il linguaggio sono situate principalmente nell’emisfero di sinistra e in altre aree deputate all’elaborazione visiva. La padronanza del 172 linguaggio scritto è fortemente condizionata dall’apprendimento di quelle regole che collegano codici scritti, suoni e significati delle parole. Grazie a questi meccanismi si producono cambiamenti strutturali e funzionali del cervello che, oltre ad immagazzinare, elabora le informazioni necessaria a creare delle mappe concettuali indispensabili per il processo educativo. La lettura, soprattutto quella ad alta voce, permette al discente di relazionarsi con il proprio timbro di voce modulando sia la ritmica che la frequenza, modulando il volume e l’espressività facendo sì che affini le tecniche e prenda confidenza con il proprio corpo. Non solo, la lettura ad alta voce sfida la paura di esporsi in pubblico e permette di assumere un atteggiamento più maturo e professionale un modo, insomma, per vincere la timidezza e la paura di esporsi davanti agli altri. Non solo, ma è stato dimostrato che è più facile ricordare un testo se la lettura dello stesso avviene ad alta foce perché l’ascolto, anche di sé stessi, fa sì che le informazioni si ancorino nel cervello anche attraverso le immagini. La lettura, come già scritto, permette la “collaborazione” tra le diverse aree cerebrali e mentre il lato sinistro del cervello analizza il senso delle parole, il lato destro integra fra loro i dati ‘razionali’, vive emozioni e le rielabora. L’emozione influenza i processi cognitivi: in particolare memoria, percezione e decisioni. E il lato “emotivo” del cervello è molto attento a cogliere pause, intonazioni, accenti e ritmo adottati da chi legge. La lettura, infatti, ha il potere sotteso di smuovere e vibrare le emozioni come sosteneva Proust: “forse non ci sono giorni della nostra adolescenza vissuti con altrettanta pienezza di quelli che abbiamo creduto di trascorrere senza averli vissuti, quelli passati in compagnia del libro prediletto” (M. Proust, Del Piacere di Leggere, Passigli Editori, Firenze, 1997, p.85). Recenti studi, inoltre, hanno dimostrato che la lettura a voce alta è molto più che un trasferimento di informazioni che vanno ad arricchire il vocabolario del bambino: la lettura è pari ad un atto sociale imprescindibile dalla relazione emotiva. Tale condizione fa entrare in gioco l’autoregolazione. “L’emergere delle abilità di autoregolazione è una componente essenziale dello sviluppo e rappresenta nei primi anni della crescita un risultato di notevole complessità.: le funzioni esecutive e la capacità di regolare le emozioni, abilità necessarie per raggiungere i propri obiettivi, sono mediate dalla capacità individuale di regolazione (Piccolo LDR, Weisleder A, Oliveira JBA, et al., J Dev Behav Pediatr. 2021 Jul 1)”. La capacità di autoregolazione è un meccanismo importante che la lettura ad alta voce va ad ampliare influenzando, così, non solo il linguaggio ma anche i processi cognitivi. La lettura ad alta voce può diventare, così, uno strumento potente di trasmissione di contenuti, idee, conoscenze che la scuola e gli insegnanti opportunamente motivati e preparati possono sfruttare per raggiungere obiettivi cognitivi e trasversali che facilitino l’attività didattica aumentando la motivazione ad apprendere. Qualunque sia la strada percorsa, gli approcci cognitivi condividono l'obiettivo (stimolare la plasticità neuronale), la procedura (sollecitare le funzioni cognitive, mettendo il soggetto in condizione d'apprendimento), la tecnica (confrontarlo a problemi la cui soluzione esige che si mobilizzino le funzioni cognitive) perché pongono problemi che fanno sì che si mobilitino delle funzioni superiori, in modo da stimolare la riconfigurazione dei circuiti cerebrali e delle connessioni funzionali. In questa ottica appare ancora più indispensabile indagare come l’insieme delle funzioni cerebrali che stanno dietro la lettura siano d’ausilio nell’ambito della ricerca educativa. Non 173 solo, ma risultano indispensabili anche nella relazione familiare e, conseguentemente, nei processi di apprendimento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.