Willy Brandt non è stato solo un cancelliere tedesco della nuova versione di una Germania divisa. Fu colui il quale, in una particolare congiuntura storica riuscì a collocare al centro i destini del continente e, con esso, della stessa Germania nel tentativo di riportare, attraverso il successo dell’Ostpolitik, a una cooperazione e una riconciliazione tra l’Europa occidentale e quella orientale. Brandt fu un visionario e un pragmatico allo stesso tempo. Comprese la differenza che poteva fare un Kennedy ad Ovest quanto un Breznev costretto, suo malgrado, a dover fare i conti con l’eredità scomoda di Kruscev. Un’Unione politica di tipo federale fu quella approvata, a larga maggioranza, dal Parlamento europeo esattamente quarant’anni fa, il 14 febbraio 1984, su iniziativa di un eurodeputato, Altiero Spinelli, che aveva dedicato, dagli anni del confino come antifascista elaborando con Ernesto Rossi il Manifesto di Ventotene nel 1941, l’intera attività politica alla costruzione di un’Europa sovranazionale. Con l’acuirsi di tensioni e guerre in Europa e nel mondo, di certo l’eredità di Willy Brandt e di Altiero Spinelli si presenta ancora importante come ambizione e come monito. Perché, in un momento di riorganizzazione dei rapporti di forza tra vecchie e nuove potenze, non vi sono spazi per un’Europa depotenziata nei suoi valori e nelle sue capacità di rappresentare la migliore evoluzione e sintesi tra le diverse culture democratiche.

Dall'Ostpolitik all'Unione europea. L’eredità di Willy Brandt, del Progetto Spinelli e il futuro delle relazioni continentali

Filippo Maria Giordano
;
Giorgio Grimaldi
;
Maria Teresa Morelli
;
2025-01-01

Abstract

Willy Brandt non è stato solo un cancelliere tedesco della nuova versione di una Germania divisa. Fu colui il quale, in una particolare congiuntura storica riuscì a collocare al centro i destini del continente e, con esso, della stessa Germania nel tentativo di riportare, attraverso il successo dell’Ostpolitik, a una cooperazione e una riconciliazione tra l’Europa occidentale e quella orientale. Brandt fu un visionario e un pragmatico allo stesso tempo. Comprese la differenza che poteva fare un Kennedy ad Ovest quanto un Breznev costretto, suo malgrado, a dover fare i conti con l’eredità scomoda di Kruscev. Un’Unione politica di tipo federale fu quella approvata, a larga maggioranza, dal Parlamento europeo esattamente quarant’anni fa, il 14 febbraio 1984, su iniziativa di un eurodeputato, Altiero Spinelli, che aveva dedicato, dagli anni del confino come antifascista elaborando con Ernesto Rossi il Manifesto di Ventotene nel 1941, l’intera attività politica alla costruzione di un’Europa sovranazionale. Con l’acuirsi di tensioni e guerre in Europa e nel mondo, di certo l’eredità di Willy Brandt e di Altiero Spinelli si presenta ancora importante come ambizione e come monito. Perché, in un momento di riorganizzazione dei rapporti di forza tra vecchie e nuove potenze, non vi sono spazi per un’Europa depotenziata nei suoi valori e nelle sue capacità di rappresentare la migliore evoluzione e sintesi tra le diverse culture democratiche.
2025
Willy Brandt, Altiero Spinelli, integrazione europea
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14085/42861
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