Scritto in russo nel 1931 – ma pubblicato per la prima volta nel 1998, tre decenni dopo la morte dell’autore, e solo in traduzione francese –, L’ateismo è rimasto sino ad oggi un testo quasi inesplorato, nonostante la fama di cui Kojève ha goduto, e non solo in ambito filosofico. Molteplici sono stati negli ultimi anni gli interventi, di varia provenienza, sul tema. Il dibattito appare tuttavia ancora insufficiente, soprattutto se l’ateismo risulta – come per Kojève – un problema filosofico e non soltanto una risposta laica all’istanza religiosa, reale o presunta, che oggi attraversa un po’ ovunque una fase di inattesa reviviscenza. La presente traduzione, condotta sul manoscritto originale russo e differente in alcuni punti essenziali dall’edizione francese, restituisce il testo di Kojève in tutta la sua attualità. La negazione dell’esistenza di Dio non apre, qui, alla condizione pacificante di chi pensa di aver messo a tacere il problema religioso. Se l’uomo è ciò che resta dalla negazione di Dio, il problema filosofico dell’ateismo è quello della natura dell’uomo, o meglio della possibilità costitutiva e paradossale dell’essere umano di cogliere la presenza di ciò che è assente: la «datità di ciò che non è dato», la «datità del nulla». A questa possibilità Kojève – in particolare nel suo celebre confronto con Hegel, di pochi anni successivo – dà il nome di desiderio, e legge la Fenomenologia dello Spirito come la più appassionata narrazione moderna sull’origine dell’uomo, un’«antropologia atea». Nel giovanile Ateismo – in cui fra l’altro riscontriamo i chiari influssi della teologia ereditata dai filosofi russi e dagli studi orientali – sono presenti già in embrione le idee e il metodo che rendono ancora oggi viva l’attenzione dei lettori e degli studiosi sul filosofo della «fine della storia» e della «fine dello stato».
L'ateismo
Filoni M;
2008-01-01
Abstract
Scritto in russo nel 1931 – ma pubblicato per la prima volta nel 1998, tre decenni dopo la morte dell’autore, e solo in traduzione francese –, L’ateismo è rimasto sino ad oggi un testo quasi inesplorato, nonostante la fama di cui Kojève ha goduto, e non solo in ambito filosofico. Molteplici sono stati negli ultimi anni gli interventi, di varia provenienza, sul tema. Il dibattito appare tuttavia ancora insufficiente, soprattutto se l’ateismo risulta – come per Kojève – un problema filosofico e non soltanto una risposta laica all’istanza religiosa, reale o presunta, che oggi attraversa un po’ ovunque una fase di inattesa reviviscenza. La presente traduzione, condotta sul manoscritto originale russo e differente in alcuni punti essenziali dall’edizione francese, restituisce il testo di Kojève in tutta la sua attualità. La negazione dell’esistenza di Dio non apre, qui, alla condizione pacificante di chi pensa di aver messo a tacere il problema religioso. Se l’uomo è ciò che resta dalla negazione di Dio, il problema filosofico dell’ateismo è quello della natura dell’uomo, o meglio della possibilità costitutiva e paradossale dell’essere umano di cogliere la presenza di ciò che è assente: la «datità di ciò che non è dato», la «datità del nulla». A questa possibilità Kojève – in particolare nel suo celebre confronto con Hegel, di pochi anni successivo – dà il nome di desiderio, e legge la Fenomenologia dello Spirito come la più appassionata narrazione moderna sull’origine dell’uomo, un’«antropologia atea». Nel giovanile Ateismo – in cui fra l’altro riscontriamo i chiari influssi della teologia ereditata dai filosofi russi e dagli studi orientali – sono presenti già in embrione le idee e il metodo che rendono ancora oggi viva l’attenzione dei lettori e degli studiosi sul filosofo della «fine della storia» e della «fine dello stato».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.